Minaccia malefici contro la cliente e ottiene così denaro: mago condannato per estorsione

Chiarimento dai giudici: il tratto che caratterizza il delitto di estorsione è l’esistenza di una minaccia, a prescindere dal carattere reale o immaginario del male prospettato alla vittima

Minaccia malefici contro la cliente e ottiene così denaro: mago condannato per estorsione

Catalogabile come estorsione in piena regola la condotta del sedicente mago che chiede e ottiene soldi dalla cliente minacciando di compiere malefici contro di lei e contro suo figlio.
Questa la valutazione compiuta dai giudici (sentenza numero 23947 del 27 giugno 2025 della Cassazione), chiamati a prendere in esame quanto successo quasi dieci anni fa in Emilia-Romagna.
Protagonista in negativo è un sedicente mago, che, ‘accalappiata’ una cliente grazie alla cartomanzia, prova a convincerla a versargli altro denaro – oltre a quello già sborsato dalla donna per alcuni presunti servizi di magia – minacciando di colpire lei e il figlio con alcuni malefici.
A fronte di tale spauracchio, seppur inverosimile per una persona di buonsenso, la donna riapre i cordoni della borsa, come testimoniato da alcuni bonifici effettuati sul conto corrente intestato alla moglie del mago.
Questo circolo vizioso viene, per fortuna, interrotto: la donna non dipende più psicologicamente dal mago e, quindi, smette definitivamente di sborsare denaro per garantire ‘sicurezza’ a sé stessa e al figlio.
Questione chiusa? Assolutamente no. Difatti, vi è uno strascico giudiziario, col sedicente mago che finisce sotto processo per il reato di estorsione. E per i giudici d’Appello non vi sono dubbi sulla colpevolezza del mago, il quale ha costretto la cliente a versare la somma di 3mila euro, ingenerando in lei la paura di eventuali malefici per sé stessa e per il figlio.
Col ricorso in Cassazione, però, la difesa punta ad un ridimensionamento delle condotte tenute dal sedicente mago. In questa ottica viene richiamata la differenza fra il delitto di estorsione e quello di truffa cosiddetta vessatoria: nel primo caso, il danno viene minacciato come una possibilità concreta, dipendente in maniera diretta o indiretta dal soggetto, mentre nel secondo caso il male rappresentato rimane del tutto estraneo al soggetto.
Ragionando in questa ottica, il legale osserva che alla donna è stato prospettato un pericolo immaginario, correlato a forze occulte immaginarie, per l’appunto, e, quindi, il fatto deve essere, sostiene, riqualificato nel reato di truffa, che deve essere dichiarato estinto per intervenuta prescrizione, essendo stato commesso nel corso degli ultimi mesi del 2016.
Per i magistrati di Cassazione, però, è priva di fondamento la tesi proposta dalla difesa. Soprattutto per una ragione: il tratto che caratterizza il delitto di estorsione è l’esistenza di una minaccia, a prescindere dal carattere reale o immaginario del male prospettato alla vittima.
Ampliando l’orizzonte, comunque, i giudici di terzo grado ribadiscono il criterio distintivo tra il delitto di estorsione mediante minaccia e quello di truffa cosiddetta vessatoria, ossia il diverso atteggiarsi del pericolo prospettato, sicché si ha truffa aggravata quando il danno viene prospettato come possibile ed eventuale e mai proveniente direttamente o indirettamente dal soggetto, di modo che la persona offesa non è coartata nella sua volontà ma si determina all’azione od omissione versando in stato di errore, mentre ricorre il delitto di estorsione quando viene prospettata l’esistenza di un pericolo reale di un accadimento il cui verificarsi è attribuibile, direttamente o indirettamente, al soggetto ed è tale da non indurre la persona offesa in errore, ma, piuttosto, nell’alternativa ineluttabile di subire lo spossessamento voluto dal soggetto autore della minaccia o di incorrere nel danno minacciato.
Applicando questa prospettiva alla vicenda presa in esame, i giudici fanno ulteriore chiarezza: integra il reato di estorsione la minaccia di un male, indifferentemente reale o immaginario, dal momento che identico è l’effetto coercitivo esercitato sulla vittima, tanto che la sua concretizzazione dipenda effettivamente dalla volontà del soggetto, quanto che questa rappresentazione sia percepita come seria ed effettiva dalla persona offesa, ancorché in contrasto con la realtà, a lei ignota.
Tirando le somme, a prescindere dal carattere reale o immaginario del male prospettato, tratto caratterizzante il delitto di estorsione è l’esistenza di una minaccia, che è emersa, anche secondo i magistrati di Cassazione, nella vicenda in esame, avuto riguardo alla prospettazione da parte del sedicente mago di un male in danno della vittima e del di lei figlio che Io stesso mago avrebbe potuto indirizzare nei loro confronti.

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